La terza lingua europea, francese o spagnolo?

Qual è la terza lingua dell’Unione Europea che andrebbe studiata? Vediamo se indovinate. Probabilmente metterete l’inglese in prima posizione, poi lo spagnolo e poi? Beh ci sono molte sorprese per te mio caro, scoprirai che la terza lingua EU da imparare è il francese, una lingua che anche l’istituzione scolastica italiana snobba, ma al primo posto udite udite il russo.

Ebbene sì, se vuoi avere fortuna nel mondo del lavoro dovresti studiare proprio il russo, poi il tedesco e infine il francese. Ma procediamo con calma e vedremo insieme quali sono le 10 lingue più parlate in Europa.

Le 10 lingue più parlate in Europa

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Procediamo con ordine e cerchiamo di comprendere innanzitutto quali sono le 10 lingue più parlate in tutto il territorio europeo. Solo in questa maniera è possibile capire anche quali siano quelle che ha maggior senso studiare.

Ecco la top 10:

•   Russo: ben 120 milioni sono i madrelingua in tutta l’Europa. Lingua ufficiale della Russia e della Bielorussia è molto utilizzata anche in alcuni paesi dell’Europa orientale reduci da un insegnamento scolastico dell’era sovietica;

•   Tedesco: 95 milioni di persone in Europa lo parlano. Questa altissima percentuale si deve al fatto che non sono pochi i paesi che utilizzano il tedesco come seconda lingua come succede ad esempio in Svezia, Polonia e Finlandia;

•   Francese: al terzo posto con i suoi 80 milioni di madrelingua diffusi in Francia, ma anche in Belgio, Svizzera e Lussemburgo. In passato in Italia era insegnata a scola anche più dell’inglese, ad oggi viene snobbata;

•   Inglese: Se consideriamo il mondo intero s parla di ben 400 milioni di madrelingua, ma in Europa sono solo 70 milioni le persone che parlano inglese, nonostante ciò un terzo dell’intera popolazione europea ne ha buona padronanza;

•   Turco: idioma molto parlato in tutto il Mediterraneo in particole in Macedonia, Grecia e Serbia;

•   Italiano: lingua morta a chi? Lingua ufficiale dell’Italia, ma anche di parte della Svizzera è molto parlato anche in Croazia e Slovenia;

•   Spagnolo: legenda vuole che lo spagnolo sia una delle lingue più parlate in Europa e invece scopriamo che i madrelingua sono solo 45 milioni, ma in tutto il mondo i numeri cambiano considerando che si parla di ben 480 milioni;

•   Ucraino: 45 milioni di persone madrelingua in Europa l’Ucraina dopo la Russia è uno dei paesi più estesi;

•   Polacco: con i suoi 40 milioni di europei madrelingua. Non viene parlato solo in Polonia ma anche un Repubblica Ceca, Ungheria; Bielorussia e Ucraina;•   Olandese: lingua ufficiale dei Paesi Bassi ma anche del Belgio, vanava 22 milioni si abitanti che la parlano.

Lingue più studiate in Europa

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Abbiamo fino a qui visto la popolazione delle lingue in Europa e hai potuto notare come delle lingue spesso snobbate sono poi tra le più parlate in Europa, anzi addirittura alcune rientrano nelle 3 lingue più parlate in Europa, come il Francese spesso visto come la lingua dei poeti, ma comunque un po’ snobbata se paragonata ad altri idiomi.

Ma a questo punto ci viene da chiederci se l’istruzione Europa si attiene a questa classifica delle lingue più parlate in Europa.

Sicuramente tra le lingue più insegnate al primo posto troviamo l’inglese, il passe-partout, l’idioma che devi assolutamente conoscere a un buon livello per poter ottenere un buon posto a livello lavorativo ma anche personale.

L’inglese è seguito a ruota dal francese, poi il tedesco e lo spagnolo che si trovano a pari merito.

E il russo che sembra essere la lingua più parlata in Europa riscuote maggiore successo all’infuori dell’UE, il suo studio avviene in Lettonia, Estonia, Bulgaria, Lituania.

Il multilinguismo europeo

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Ma sostanzialmente quante sono le lingue parlate in tutta l’Unione Europea? La nostra UE vanta ben 24 idiomi ufficiali, numero che tende ad aumentare per l’adesione di nuovi stati alla comunità.

A tutto ciò coopera anche il principio fondamentale del multilinguismo che mira a permettere ai cittadini a far parlare le loro lingue, proteggendo dunque la diversità linguistica e promuovere l’apprendimento linguistico in tutta Europa.

In altre parole il multilinguismo è uno dei capi saldi della comunità democratica, un principio dettato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, in cui si afferma che ogni libero cittadino diritto ad utilizzare ognuna delle 24 lingue ufficiali europee.

Questo è sottolineato dal fatto che anche i testi legislativi del diritto dell’UE sono scritti in tutte le lingue della comunità Europa.

Le lingue minoritarie

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Ma come se non bastassero le 24 lingue della comunità ecco altre 60 lingue autoctone regionali o comunque minoritarie che sono parlate da ben 40 milioni di abitanti. Tra di esse: il catalano, il basco, il frisone, le lingue Sami e lo yiddish.

Questa grande varietà di lingue viene in una qualche misura preservata dalla stessa Commissione europea che tende a spronare la diversità linguistica, vista come un patrimonio dell’Europa intera, i sostegni alle minorità linguistiche arrivano però tutte dai governi nazionali.

Un’importante iniezione di fondi per la loro promozione e insegnamento arrivano da Erasmus+, programma UE che punta a istituire fondi per l’istruzione. Tali fondi vengono stanziati per permettere a tutti i cittadini dell’Unione Europea di studiare e quindi poter riuscire a comunicare almeno con altre 2 lingue straniere oltre a quella madre.

Come si raggiunge questo obiettivo? Semplice, insegnando ai bambini fin dalla più tenera età a stare a contatto con lingue differenti che non sia quella madre del paese in cui nascono e crescono. I fondi che vengono stanziati sono utili per aiutare tutto coloro che vorranno andare a studiare e a vivere all’estero, in questa maniera si favorisce la comprensione reciproca tra le persone di culture diverse.

Tutto questo per permettere a tutti di crescere a livello personale in primis e in secondo luogo anche per permettere di costruirsi un futuro al di fuori dal proprio confine nazionale.

Chi sarà in grado di dialogare in un altro idioma che non sia il suo potrà ampliare i suoi affare all’estero in maniera efficacia ed inoltre stimolare anche quella che viene definita l’industria delle lingue con attività di interpretazione e traduzione oltre che insegnamento.

1 Comment

  1. Articolo curato e ben fatto, purtroppo solo teorico, che non guarda alla realtà globale, ma ad un ipotesi immaginifica totalmente irreale, fuori delle acquisizioni delle neuroscienze e della realtà pratica delle cose. Non mi ricordo il nome e me ne dispiace, ma l’ex docente universitario con una esperienza di 40-50 anni di insegnamento teorico e pratico delle lingue,consapevole del sale sulla coda dell’uccellino degli studi sulle caratteristiche funzionali dei due emisferi cerebrali e delle conseguenze euristiche che da tali vecchie cognizioni ( denominate nuove ) deriverebbero migliorando progressivamente una memoria non di 20-30 anni, ma parecchi di più , metteva in guardia con un potente aggregato di ricercatori a non credere all’illusorio ‘ elisir di lunga vita ‘. Mi associo e così una massa enorme di docenti universitari di ogni facoltà ( tra cui un mio amico docente universitario in ingegneria elettronica e un ‘ altra in medicina chirurgia, specializzata in psicologia nedica ,che hanno creduto alla sicomera e così sono precipitati nel già vasto pozzo dei delusi poichè avevano sperato per molto che il tempo insieme alla pazienza avrebbe messo a posto ogni cosa .MA COSI’ NON E STATO. Quasi un anno di frequenza con iscrizione ( docente universitario di neuroscienze, umile e paziente, nella vita e sul lavoro )al livello base , insegnamento assai frequente on line, prezzi onesti. Egli è entrato in ansia depressiva, mai sofferta od osservata, comparsa e in peggioramento dopo cira 4-5 mesi di totale insuccesso nel capire una sola parola di un discorso semplice a livelo informale. L’inglese, pur con grammatica scheletrica, per noi tutti colleghi medici-chirurghi è una delle lingue più difficili. Fanno eccezione l’apprendimento in tenera età, la frequenza all’estero nelProgetto Erasmus ( ma ora l’U.K. è fuori dell’E.U., ma vi saranno deroghe……, la frequeza di amici e famiglie di madre lingua. La mia esperienza con l’inglese è stata altrettanto drammatica . insegnamento scolasico,tanto studio di grammatica e sintassi, leggo,traduco, scrivo correttamente quello che voglio, ma dopo 40anni di docenza universitaria, NON CAPISCO UNASOLAPAROLADI UN DISCORSO . Molti, moltissimi, perchè nelle difficoltà ci si conosce, hanno analoghi problemi. CONCLUSIONI : da 30-40 anni in poi secondo le nostre personali vicende, come affermava l’esimio professore, l’apprendimento dell’INGLESE o ANGLOAMERICANO è un impresa impossibile,vanesia nel contesto dell’inutilità totale di ogni tipo di insegnamento non soltanto, ma prevalentemente mnemonici, al di là di super valide motivazioni, come l’invito all’ascolto e all’aiuto presso una Clinica Usa californiana.Come diceva il mio grande Professore di fisiologia generale e del sistema nervoso, con lezioni memorabili e 2 tomi di testo pesanti così, parte della città dei ricordi che continuiamo ad erigere, deve esser distrutta, poichè non vi è più spazio,che va trovato, magari ricorrendo alla distruzione di ciò che si era eretto, ma il processo è fatale e soprattutto inevitabile e necessario. Dentro questa conclusione che pone insieme centinaia di illusi che hanno, per disperazione e necessità bisogno ineludibile, altrimenti la rinuncia , di imparare almeno in un anno qualche cosa della lingua maledetta per offerta di collaborazione in un’ Istituzione USA, ebbene io ho loro proposto di rammentare sempre l’impegno profuso nella professione,in cui si è trovato ammirazione e condivisione .Vuol dire che non abbiamo predisposizione per le lingue e che continuare con assurda insistenza ( in genere : 40 anni )è semplicemente folle. Io ho loro e me stesso consigliato di chiudere definitivamente la partita, ignorando i seducenti inviti di tutte queste nuove maghe Circe igannatrici e di metterci sopra una bella inamovibile montagna. E chi ha poi detto che l’angloamericano sarà la lingua internazionale ? Molto meglio il nobile francese e se proprio vogliamo accostarci altro,perche non il portoghese-brasiliano o lo spagnolo o l’emergente Romeno o anche, alla fine il tedesco .Per quanto ci riguarda :W le Quebec , adieu London Town …!..bjarne .

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