Studiare una lingua può cambiarti la vita, può aprirti al mondo del lavoro ed è un investimento che aiuta in qualsiasi ambito. A volte, però, può capitare di perdere la pazienza e mollare tutto troppo in fretta, o magari abbiamo la necessità di impararla in poco tempo. Ma quanto ci vuole per parlare una lingua nuova? Questa è una domanda che si fanno in tanti a cui ora cercheremo di rispondere.
Cosa vuol dire imparare una lingua
Per poter dare una risposta alle nostre domande, dobbiamo stabilire cosa stiamo cercando. Mi spiego meglio: imparare una lingua potrebbe significare essere fluenti nel parlato, oppure per alcuni potrebbe limitarsi a farsi capire in certi semplici contesti. Per questo motivo esistono degli standard ben precisi per potersi confrontare e stabilire degli obiettivi in base alle nostre esigenze. Esistono, infatti, obiettivi a breve, medio o lungo termine, che dipendono da diversi fattori.
Le linee guida di riferimento più utilizzate sono quelle del Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER), che fornisce vari livelli di competenza linguistica diversi. Si tratta di uno standard internazionale utilizzato da istituzioni e datori di lavoro, che prende in considerazione tutte le abilità della lingua (ascolto, parlato, comprensione della lettura e scritto). Per stabilire il livello dello studente esistono anche degli esami ufficiali, fondati proprio su queste 4 abilità. Se volete approfondire l’argomento e vi interessa saperne di più sulle varie certificazioni linguistiche, vi consiglio questo articolo.
In generale, solitamente si considera il B1 come livello di base, mentre a partire dal B2 si inizia ad avere competenze molto buone e abilità avanzate: l’alunno riesce a comprendere praticamente tutte le idee presenti in un testo complesso, sa argomentare, interagire con fluidità e spontaneità; è in grado di parlare con un nativo in una regolare conversazione, sia di concetti concreti, sia astratti. Lo studente capisce e si fa capire, in modalità scritta così come nell’orale. Il livello successivo è il C1, e infine il C2 equivale a madrelingua.
E ancora, esistono anche altre linee guida utilizzate nel mondo, come l’American Council on the Teaching of Foreign Languages (ACTFL) e Interagency Language Roundtable (ILR; usato prevalentemente nel governo americano).
Tutto questo per dire che non c’è una vera e propria definizione di “ lingua straniera imparata e parlata”. Dipende da cosa significa per noi stessi, e dipende dai nostri obiettivi. Inoltre, sempre più enti lavorativi richiedono un livello abbastanza competente e sempre più alto. Per stabilire quando abbiamo imparato una seconda lingua, dobbiamo innanzitutto capire se intendiamo utilizzarla solo per viaggiare, ad esempio, o per lavoro, per conversare quotidianamente, per scrivere documenti professionali o accademici, per condurre un business, o magari solo per rispondere a un amico di penna. Cosa vuoi essere capace di fare, dire e capire?
Come si impara una seconda lingua?
Dopo aver chiarito quali sono gli obiettivi, non ci resta che capire quali siano, effettivamente, i fattori che incidono sul nostro apprendimento. Essi si suddividono in due categorie: fattori esterni (o oggettivi) e fattori interni (soggettivi).
I primi sono:
- Il contesto. Se sono lezioni private o in gruppo, oppure classi durante l’orario scolastico, se è online o in presenza, sincrono o asincrono, quante ore a settimana e quanta pratica lo studente può fare. Il contesto comprende anche il fatto di vivere nel paese in cui la lingua nativa è quella che stiamo imparando, o se abbiamo possibilità di praticarla frequentemente. Esempio: viviamo in Germania e stiamo imparando il tedesco, ma allo stesso tempo dobbiamo frequentare tedeschi e parlarlo spesso.
- La metodologia d’insegnamento. Può essere incentrata più sulla grammatica, o avere un approccio prevalentemente comunicativo. Inoltre, un grande impatto è dato sicuramente dall’insegnante, dai suoi feedback e dalla sua abilità nel motivare gli studenti.
- L’intensità del programma. Imparare una lingua richiede una certa capacità di memoria, che va allenata frequentemente, con pazienza e costanza. Tanta pratica è la chiave.
- Le dinamiche all’interno del gruppo. Se si sta facendo un percorso collettivo e si frequentano lezioni in gruppo, infatti, è molto utile anche per l’apprendimento trovarsi in un ambiente piacevole e positivo.
- Accesso a risorse utili. Indispensabili per ricevere nuovi input e motivazione, spesso oggi si trovano su internet.
- Le differenze con la prima lingua. Più la lingua madre è simile alla lingua straniera, più sarà semplice e veloce l’apprendimento di quest’ultima. La diversità dipende da fonologia, sintassi, lessico, alfabeto, grammatica, pronuncia. Questa differenza è chiamata anche “distanza linguistica”. Prendiamo come esempio l’italiano e lo spagnolo: confrontandole, troveremo svariate analogie in tutti gli ambiti. Questo significa che sono “lingue strette”, ovvero poco distanti tra loro. Il giapponese e l’italiano, chiaramente, sono lingue molto più lontane, ma anche solo se pensiamo al tedesco capiremo che si tratta di una distanza maggiore rispetto allo spagnolo.
I fattori interni, invece, sono:
- Età. Più si è giovani, più il cervello assimila bene le informazioni e la memoria è più allenata e fresca.
- L’attitudine individuale, la metodologia di studio, la motivazione e la personalità. Molto dipende anche da quello in cui crede lo studente: se pensa che non riuscirà mai a superare la timidezza e non riuscirà mai a parlare un’altra lingua, ad esempio, sarà difficile superare il blocco. I nostri risultati dipendono molto da noi stessi!
- Avere chiaro l’obiettivo. La motivazione parte da come abbiamo visualizzato il nostro obiettivo, che deve essere concreto e realizzabile. Secondo alcuni studi, gli studenti che hanno come prospettiva quella di parlare la lingua al di fuori della classe sono quelli che imparano più velocemente.
- Precedente esperienza in apprendimento delle lingue. Questo fattore, spesso non preso troppo in considerazione, è in realtà uno dei più influenti. Uno studio canadese condotto nel 2004 ha messo in luce il fatto che l’esperienza svolge un grande ruolo, soprattutto nel caso delle lingue. Questo poiché uno studente già consapevole del funzionamento di due o più lingue farà meno fatica a capirne una nuova. L’apprendimento sarà più naturale e automatico, anche dal punto di vista della conoscenza di diversi suoni, della memoria e della capacità di analisi. Se non hai mai imparato una lingua prima, allora la tua prima lingua straniera ti prenderà più tempo.
Quindi quanto tempo è necessario per imparare una nuova lingua?
La risposta è molto semplice: dipende da tutti i fattori sopra elencati. Al giorno d’oggi siamo abituati ad avere le risposte ad ogni domanda, possiamo controllare su internet qualsiasi cosa e abbiamo a disposizione ogni informazione a portata di click. Viviamo nell’era dell’ “adesso e subito”, ma non vale lo stesso per le lingue. Il modo migliore per imparare le lingue è attraverso il contatto regolare e costante, parlare attivamente. Dopo un po’ di tempo si riuscirà anche a conversare senza pensare alle varie regole e alla grammatica.
Ma ora proviamo a dare qualche numero.
Sono stati fatti vari studi sul caso, tenendo conto di questi fattori e facendo una media. Uno è quello del Foreign Service Institute’s School of Language Studies. Secondo loro, ci vogliono tra le 600 e le 2200 ore di lezione, che dipendono da quanto la lingua studiata è simile all’inglese (la “distanza linguistica” di cui parlavamo prima). L’italiano si classifica tra quelle più simili, insieme al francese e allo spagnolo.
Il tedesco si colloca nella Categoria II insieme, ad esempio, all’indonesiano. Il FSI stima che queste lingue si imparano in circa 36 settimane di studio intensivo.
La Terza Categoria, delle “lingue difficili”, contiene la maggior parte delle lingue (come greco e russo). Secondo loro, potresti metterci circa 44 settimane di studio intensivo per arrivare a un buon livello.
L’ultima Categoria include cinese, giapponese, coreano e arabo; il FSI sostiene che servano 88 settimane per impararle.
Altra fonte molto nota è il Cambridge Assessment English exam board. Secondo quanto dicono, per passare da un livello di competenza all’altro (basati sul Quadro Comune Europeo di Riferimento) servono circa 200 ore di insegnamento guidato. Quindi per passare dal livello elementare a quello elevato (B2), l’alunno necessiterebbe di circa 500-600 ore. Questi parametri, però, prendono in considerazione delle situazioni ottimali, contesti positivi, buona motivazione e un insegnamento di qualità.
In conclusione
Non c’è una sola risposta alla domanda “quanto tempo ci vuole per imparare una lingua?”. Nonostante ciò, individuare i parametri di conoscenza e i vari fattori che corrispondono al nostro caso può aiutarci molto, e sicuramente ci darà un’idea indicativa di quello che stiamo cercando di raggiungere. Una stima ragionevole non è impossibile da fare, anche se non sarà precisa al 100%.
In sintesi, si può dire che non è possibile imparare una lingua in 10 o 30 giorni. Tuttavia, intraprendere conversazioni di base nel giro di un mese è possibile, e raggiungere competenze linguistiche dignitose in soli 3 mesi è molto realistico. In 6 – 12 mesi, poi, si può arrivare a padroneggiare una lingua molto bene. Il suo perfezionamento, però, richiede molto più tempo, anche tanti anni di pratica.
Naturalmente, la pronuncia potrà non essere subito perfetta e gli errori non mancheranno. Le persone che riescono a parlare molto bene già dopo 3- 6 mesi, hanno tutte una cosa in comune: cominciano a praticare la lingua fin da subito, senza vergognarsi e senza lasciarsi inibire dalla paura di sbagliare, perché sanno che questa è una cosa normale, che appartiene al processo dell’apprendimento. In realtà ognuno di noi dovrebbe essere grato per ogni errore fatto e poi corretto, perché è proprio questo che aiuta a migliorare velocemente.
L’inglese è senza dubbio una delle lingue più facili da imparare, per il semplice motivo che si possono incontrare molte persone con cui praticarlo. Inoltre, è facile sentirlo ad esempio nelle canzoni o nei film, su internet, serie tv, programmi, video ecc.
Sicuramente serve il metodo di apprendimento giusto, per sfruttare appieno il tempo investito nell’apprendimento e trarne quanti più risultati possibili. Quello che sappiamo con certezza è che ne vale la pena.