Didattica a distanza (D.A.D.) e lingua straniera

Dal 2020 l’emergenza sanitaria ha imposto metodologie didattiche alternative al fare scuola e formazione. Gli ausili informatici sono così diventati il mezzo più usato di trasmissione delle conoscenze e dell’interazione tra studente ed insegnante. Già in tempi non sospetti il fare scuola presentava limiti e inadeguatezze non indifferenti, perciò ad impostazioni metodologiche, didattiche e soprattutto umane inefficaci pre-esistenti, con l’emergenza Covid 19 si sono aggiunte quelle della D.A.D. (Didattica A Distanza). Di seguito vedremo i fattori positivi e quelli negativi della D.A.D. Per ora è giusto affermare che in assoluto nulla e solamente negativo o positivo, perché tutto ciò che possa ampliare ed amplificare i molteplici linguaggi espressivi nella vita dei singoli è di per sé giusto e buono. L’errore è nel giudicare una metodologia o un supporto educativo, come la D.A.D. e il computer (con camera e audio), solo in chiave positiva oppure in chiave negativa; il “vecchio” ed il “nuovo”, il passato ed il futuro devono fondersi nel presente e questo vale in ogni ambito di vita, perché solo così si garantiscono, sviluppo, progresso e aggiornamenti. Ciò vale anche sul fare scuola, stare a scuola, vivere la scuola, avviarsi alla scuola, crescere insieme alla scuola, fare lezioni di discipline curricolari, fare corsi di lingue ecc. Ogni metodologia ha delle cose da salvare e per certe discipline la D.A.D. può rappresentare per chi ne usufruisce una valida occasione da sfruttare.

La didattica pre-covid

Nell’etimologia della parola scuola si scopre che il suo significato è inteso come riposo da fatica corporea, agio, trattenimento, occuparsi di cose piacevoli, quiete; questo per dire che successivamente la parola scuola è diventato tutt’altro rispetto alla sua origine etimologia greca e latina. Ad esclusione della scuola dell’infanzia e di quella del primo ciclo, le quali si basano sul proporre e il non imporre, creare alleanze educative tra educatori ed insegnanti, costruire un clima sereno, applicare il puero-centrismo, riconoscere le potenzialità individuali ecc.; di segno opposto è la maggior parte della scuola del secondo ciclo nella quale prevale un enciclopedismo mnemonico, un sapere sterile, una subalternità tra insegnante e studente e tanta pedagogia, metodologia e psicologia arretrate ai tempi in cui si consideravano gli studenti dei vasi vuoti da riempire. Lo stesso vale per i corsi di lingua straniera, da una parte vi sono quelli “positivi”, orientati a creare un’esperienza educativa e formativa che vede nell’educando il centro intorno al quale ruotare e declinare il fare scuola: e dall’altra, i “negativi”, corsi che ingiustamente ed erroneamente propongono e traspongono un modello arcaico di insegnamento e una metodologia operativa non adeguata ai bisogni dell’utenza. Non tutta la scuola è comunque di segno negativo, ma sono comunque pochi i casi di insegnanti di buona volontà e buon senso che con sforzo cercano di sgretolare i muri di un fare scuola comodo, individualistico ed egocentrico. In molte scuole l’insegnante, colui che lascia un segno che può diventare cicatrice, dall’alto della sua cattedra nella cattedrale del sapere che è l’aula scolastica, impartisce con riti arcaici la propria indiscutibile sapienza. Ora è giunto il momento di dire basta a tale supremazia e sopravalutazione; alla mancanza di rapporti umani, alla non riconoscenza delle singole individualità e a quell’impostazione binaria e incasellante che vede solo la distinzione tra “bravi” e “cattivi” dimenticando, o il far finta di dimenticare, che dietro ad un “bravo” e ad un “cattivo” c’è una persona con molteplici capacità; capacità che non si dovranno più valutare col metro limitante di una disciplina curricolare, chiusa, inviolabile e non integrata alla vita vissuta, sentita, unica ed irripetibile di ogni alunno/studente. Questo principio di base deve essere comune a tutte le agenzie educative: dalla scuola ai corsi di formazione, dai laboratori professionali agli aggiornamenti disciplinari.

La didattica a distanza

Con l’emergenza Covid 19, la D.A.D. è diventata la forma più consona per il proseguimento del percorso scolastico degli studenti e nella formazione professionale. Una cosa però bisogna dirla, se oggi è a distanza attraverso il computer, altrettanto a distanza lo era prima: distanza tra educatore e studente, distanza dai vissuti esperenziali di vita degli studenti, distanza dalla conoscenza reciproca educatore/educando, distanza nella comunicazione inter-personale, distanza dai bisogni e dai conflitti degli alunni, distanza emotiva, distanza empatica, distanza dai bisogni educativi speciali, il prendere distanza dai problemi degli altri ecc. Perciò non diamo tutta la colpa alla D.A.D., anzi la D.A.D. ha svelato ciò che si voleva impedire di vedere ed ascoltare già tanto e tanto tempo prima di oggi: l’inadeguatezza di una certa metodologia educativa.

I cinque “pro” della D.A.D.


  1. Permette di comunicare con realtà lontane e nel caso di persone con disabilità o disagi è una valida opportunità di inclusione ed integrazione.
  2. Permette di ripensare il fare scuola, la buona pratica del fare scuola, recuperando modalità alternative alla lezione noiosa frontale, unidirezionale, utilizzando altri linguaggi (www.misterfogg.it) veicolanti informazioni e soprattutto stimolando riflessioni (ad esempi, brevi cortometraggi, corti animati ecc.).
  3. Permette di essere tutti allo stesso livello (insegnanti/educatori e studenti/allevi), nella stessa barca e il venir meno di quella prossemica di altezzosità dell’educatore verso l’educando: di fronte alla webcam siamo tutti più reali (dai capelli scarmigliati ai visi naturali, dalla voce meno impostata agli sguardi più espressivi); cioè sono finalmente cadute le maschere e i copioni di un teatrino che neppure nell’Ottocento avrebbe trovato successo.
  4. Permette di integrare il fare scuola con altri linguaggi; e questo dovrà rimanere attivo anche dopo l’emergenza sanitaria.
  5. Permette di comprendere i propri limiti, personali e professionali, e renderci più consapevoli della necessità di modificare la propria cristallizzata visione della scuola, dei ruoli e degli status.

I cinque “contro” della D.A.D.


  1. Non permette di cogliere tutto il “linguaggiare” dell’interazione umana.
  2. Non permette tempi di incontro prolungati come nella didattica in presenza, poiché il sistema porta a saturazione fisica e psicologica (calo dell’attenzione, stanchezza, immobilità, disorientamento ecc.).
  3. Non permette la socializzazione del gruppo classe, indispensabile per ogni agenzia e comunità educativa.
  4. Non permette a tutti di avere gli strumenti informatici necessari alla sua messa in opera.
  5. Non permette di sviluppare e veicolare tutte le discipline curricolari in maniera efficace: si pensi a scienze motorie, laboratori esperenziali, lavoro di gruppo, insegnanti di sostegno ecc.
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D.A.D. e lingua straniera

Come tutte le materie e discipline anche la lingua straniera e il suo apprendimento attraverso agenzie linguistiche (www.oxfordlingue.it) o scolastiche è possibile a distanza con opportuni accorgimenti, quegli accorgimenti che possono rendere “vicino” ciò che è “distante”. Ma vediamo perché e come è possibile ciò:


  1. La videochiamata e il collegamento online con l’insegnante madrelingua permette di cogliere i movimenti labiali e l’espressività del volto che non sarebbero colti in presenza, con l’uso della mascherina.
  2. La buona ed efficace piattaforma di collegamento se ben strutturata permette una visione chiara e un audio eccellente che nulla hanno da togliere alla lezione in presenza.
  3. Prima di ogni avviamento disciplinare è necessario costruire l’alleanza educativa tra le parti, il rapporto umano, nel quale l’insegnante sia rassicurante, empatico e facilitatore di conoscenze: la didattica a distanza deve partire dalla creazione di un setting educativo personalizzato che faccia sentire la “vicinanza”.
  4. I supporti cartacei e i file condivisi permetteranno di avere un quadro globale del percorso e una consapevolezza del proprio agire, senza ansia e preoccupazione, tappa per tappa.
  5. È possibile utilizzare la chat della piattaforma per esprimere con più libertà opinioni, richieste d’aiuto personali, condivisioni di situazioni, conoscenza di problematiche private; tutto questo forse ancor più che nella didattica in presenza, quando tempi e spazi a volte non garantiscono l’incontro con il singolo educando/allievo/studente, oppure si è restii nel pronunciarsi durante la lezione nel gruppo classe.
  6. La D.A.D. permette di inserire nei pochi ritagli di tempo un’incontro fruibile con più accessibilità alla conoscenza, come nel caso di corsi di lingue, convegni, ecc. per le persone che lavorando e spostandosi per lavoro non avrebbero il tempo materiale per raggiungere la scuola in presenza o si trovassero troppo distanti dal raggiungerla.
  7. La D.A.D. può stimolare l’utenza a decidere di aggiornarsi professionalmente ed integrare nuove conoscenze nel momento che stando a distanza ci si riesce ad organizzare meglio, basta un PC, e a mettersi in gioco senza paura di confronti diretti così come l’andare fisicamente nel luogo o sede didattica.
  8. È possibile iniziare ora in D.A.D. un corso e poi successivamente quando ci si libererà da altri impegni, che ora non lo permetterebbero, continuare in presenza (restrizioni sanitarie permettendo).
  9. In D.A.D. è possibile collegarsi con il gruppo famiglia ed insieme seguire un corso a distanza, cosa che sarebbe difficile da farsi per impegni e libertà di tutti i partecipanti o anche solo per motivi logistici ed organizzativi.
  10. Concludendo, la D.A.D. si sposa bene con l’apprendimento della lingua straniera.

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